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Un nuovo presidente ticinese per la SSU: colonnello SMG Michele Moor

L’8 marzo 2025 la capa del DDPS, la Consigliera federale Viola Amherd, e il Sostituto capo dell’Esercito, il cdt C Hans-Peter Walser, sono stati ospiti della Società Svizzera degli Ufficiali (SSU) a Signal de Bougy, nel Canton Vaud.

I messaggi di benvenuto si sono concentrati sugli sconvolgimenti geopolitici che rimettono in discussione il nostro sistema di sicurezza. Una postura basata sul potere assunta da Stati autoritari e la formazione di sfere di influenza in un ordine mondiale sempre più multipolare pongono sfide importanti alla nostra politica di sicurezza e militare. La guerra in corso in Ucraina sta mettendo sempre più alla prova la società, lo Stato di diritto e la democrazia. La sicurezza e l’indipendenza riguardano tutti e non vanno strumentalizzate come semplici pedine della politica estera e interna nazionale. La SSU si aspetta una forte leadership politica e militare.

Il presidente uscente della SSU ha dato il benvenuto a circa 150 delegati e ospiti all’Assemblea dei delegati, ringraziando i politici vodesi presenti – Claude-Olivier Rosset, sindaco di Bougy-Villars, e Vassilis Venizelos, Consigliere di Stato del Cantone di Vaud – per i loro messaggi di benvenuto, nonché la Società degli ufficiali vodesi per l’organizzazione dell’assemblea.

Nel proprio discorso agli ufficiali svizzeri, l’ancora Consigliera federale dimissionaria Viola Amherd ha sottolineato come i politici non sono una “classe” a sé, ma parte della popolazione grazie al nostro sistema politico, in particolare alla democrazia diretta, e quindi anche alla nostra cultura politica. “Dobbiamo prenderci cura di entrambe, del sistema politico e della cultura politica”. Occorre innanzitutto contrastare le tendenze alla polarizzazione che si notano in tutto il mondo e anche in Svizzera. “Tutti hanno un proprio ruolo da svolgere: la popolazione, il Parlamento e il Consiglio federale. Anche se abbiamo opinioni diverse, dobbiamo avvicinarci gli uni agli altri con rispetto e con la fondamentale buona volontà. Soprattutto in questi tempi turbolenti, ciò è più importante che mai”. Per la Svizzera, la pace e la prosperità sono andati a braccetto per lungo tempo ed è naturale dare per scontati questi risultati. Tuttavia, il fatto che negli ultimi decenni abbiamo potuto beneficiare di un clima di distensione e di un ambiente stabile non rappresenta una garanzia per il futuro.

Negli ultimi anni il DDPS ha lavorato intensamente per adattare le proprie capacità di politica di sicurezza a questa situazione di minaccia. Ciò include l’aumento del budget dell’Esercito, il rafforzamento delle capacità nel settore della sicurezza informatica, la creazione della SEPOS e lo sviluppo di una strategia globale di politica di sicurezza per il 2025.

Si è poi soffermata sull’importanza dell’ordine di sicurezza europeo.

I cambiamenti che hanno portato al riaffacciarsi della politica di potenza nel nostro contesto di riferimento non possono non preoccupare. Dopo l’attacco russo all’Ucraina la situazione geopolitica è cambiata radicalmente e ha recentemente assunto una nuova e preoccupante dinamica. La domanda fondamentale oggi è come possiamo proteggere la nostra democrazia, il nostro Stato di diritto e sì, la nostra popolazione, può proteggere. Anche la Svizzera deve affrontare questa domanda.

I nostri vicini, i Paesi europei, stanno lavorando alacremente per mettere a punto pacchetti di miliardi per rafforzare la loro sicurezza con misure che andranno a beneficio dell’intero continente. La Svizzera si trova al centro dell’Europa, è un nodo di collegamento tra Nord e Sud, Est e Ovest. La sua sicurezza è strettamente legata a quella dell’Europa. L’Europa deve poter contare su una Svizzera sicura. Siamo quindi chiamati a garantire la nostra sicurezza e a dare un contributo significativo alla sicurezza del continente europeo.

“Spero che tutti in Svizzera siano consapevoli che non possiamo affrontare le sfide da soli. Siamo certamente un Paese economicamente forte, ma siamo anche vulnerabili a causa dei nostri legami internazionali. Come abbiamo sempre fatto, oggi dobbiamo stare al fianco di chi condivide i nostri valori: la libertà, lo Stato di diritto e la democrazia liberale per proteggere i diritti umani dei nostri cittadini”.

La situazione attuale non consente di perseguire una politica di interessi individuali, ma impone di unire le forze, che sia nell’Esercito, in politica o nella società. La sicurezza non può essere data per scontata e di certo non può essere raggiunta gratuitamente, motivo per cui sono necessari grandi investimenti. “Gli ufficiali danno un contributo significativo in questo senso. Meritano la nostra gratitudine e il nostro riconoscimento”. “Signore e signori, desidero ringraziare tutti voi, e soprattutto il personale del mio dipartimento, per l’eccellente collaborazione e l’impegno profuso. Vorrei anche ringraziare la mia famiglia e i miei amici per il loro sostegno. Per me è stato un onore servire il nostro Paese”.

In qualità di Sostituto capo dell’Esercito, il cdt C Hans-Peter Walser ha ringraziato il presidente uscente per il suo impegno e ha fornito una panoramica della situazione geopolitica. L’intensità delle minacce è sempre maggiore, con ripercussioni sull’Esercito e nella società nel suo complesso. Per affrontare queste sfide, è innanzitutto necessario ripristinare rapidamente la capacità di difesa del nostro esercito di milizia. È altrettanto fondamentale rafforzare la resilienza e le capacità di difesa contro gli attacchi ibridi. L’equipaggiamento dell’Esercito di milizia, la volontà di difendere i nostri valori e la nostra sovranità e la messa in comune di tutti gli strumenti di politica di sicurezza sono i pilastri per un effetto dissuasivo da parte della Svizzera.

La SSU è lieta di constatare che la capacità di difesa è di nuovo una priorità. Ciò richiede una solida pianificazione e la volontà politica di stanziare le risorse finanziarie necessarie il più rapidamente possibile e a lungo termine. La SSU si aspetta che il Consiglio federale attui le direttive del Parlamento.

Il sistema di milizia è un pilastro centrale della nostra politica di sicurezza. Il Consiglio federale continua a ritardare la revisione del modello di servizio obbligatorio. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile, che indebolisce la volontà di difesa e compromette la capacità di risposta bellica del paese. La SSU si aspetta correzioni di rotta rapide.

La SSU si impegna in favore di un’industria degli armamenti svizzera forte. Nell’attuale dibattito sulla neutralità e sulla legge federale sul materiale bellico, l’industria svizzera non deve essere esclusa dagli appalti pubblici all’estero.

In qualità di maggiore associazione di ufficiali di milizia e di organizzazione ombrello indipendente per le loro associazioni di milizia, la SSU fornisce un contributo significativo alla formazione delle opinioni in seno all’Esercito, nella società e nella politica. A breve termine, l’obiettivo è quello di rafforzare la fiducia nelle istituzioni della politica di sicurezza. La SSU si aspetta che il nuovo capo del Dipartimento del DDPS e i nuovi nominati all’interno del DDPS si impegnino chiaramente per un rapido ripristino della capacità di difesa.

Il colonnello DominiK Knill, dopo quattro anni di mandato, non si è più ricandidato. Nella parte dedicata ai lavori assembleari i delegati hanno così eletto il colonnello SMG Michele Moor come nuovo presidente per i prossimi tre anni, confermando in tal modo un’avvertita (quantomeno già dalla fine del 2023) necessità nella base di un deciso cambio di passo a livello di leadership. Il candidato ticinese ha svolto

una campagna esemplare, mettendo in campo curriculum, capacità linguistiche e visioni, e convincendo a livello di indipendenza. Il Comitato direttivo può ora vantare ben tre ticinesi: oltre al presidente, il col Mattia Annovazzi, vicepresidente, confermato per un secondo rinnovo biennale, e il ten col Igor Canepa, membro.

A fronte dei cospicui oneri cagionati, questa assemblea è stata un’occasione persa per mostrarsi tra la gente, ritenuta la location discosta, sottodimensionata e al quanto surreale per riunire ufficiali in giacca e cravatta da tutta la Svizzera. La laudatio di rito al presidente ha sottolineato l’impegno per quanto riguarda le relazioni intrattenute con la capa del dipartimento, il parlamento federale e la rete dei partner. Al neo presidente ora l’arduo compito di finalmente affrontare anche altre questioni, sul tavolo da tempo, concernenti l’esistenza e l’identità dell’associazione e meglio:

  1. una politica di sicurezza e militare a misura delle mutate sfide a livello geopolitico, che (se del caso) sappia smarcarsi dalle posizioni del DDPS;
  2. il ritorno a un adeguato rapporto tra costi e benefici a livello di segretariato;
  3. il recupero dei rapporti con le sezioni;
  4. la presa e l’attuazione di decisioni, finalmente praticabili e realistiche, che riguardano la Allgemeine Schweizerische Militärzeitschrift (ASMZ), la cui separazione dalla SSU, non per caso per finire imposta dall’assemblea dei delegati, va implementata non oltre la fine del 2025, seguendo un’impostazione simile a quanto da tempo realizzato dalle più virtuose RMSI e RMS.

Articolo apparso sulla RMSI 2/2025
di colonnello Mattia Annovazzi, vicepresidente SSU

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