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Una preziosa esperienza con le reclute ticinesi grazie al Servizio militare

Quasi 40 anni fa, nell’estate del 1986, entrai in servizio presso la scuola reclute DCA m 245 di Emmen per pagare i gradi di tenente.
All’appello d’entrata ebbi subito una grande sorpresa: quella di essere stato assegnato come svizzero tedesco a una compagnia ticinese. Inizialmente pensai si trattasse di un malinteso.

Appresi invece in seguito che in questa scuola reclute i tenenti ticinesi erano troppo pochi. All’esercito apparentemente sapevano che avevo imparato un po’ d’italiano al liceo e così decisero di mandarmi dove ero più necessario.

Sulle prime rimasi scioccato da questa assegnazione. Non parlavo italiano da quasi tre anni e in questa lingua non conoscevo affatto i termini militari. Sapevo inoltre che i ticinesi fra loro usano il dialetto, il che non mi avrebbe certo facilitato la comunicazione.

Mi trovai quindi catapultato in un contesto completamente nuovo. Alla fine, però, l’esperienza con i camerati ticinesi si rivelò estremamente utile. Molto di quello che imparai in quel periodo lo misi a frutto decenni dopo da presidente della Banca Nazionale.

Innanzitutto rimasi piacevolmente sorpreso dall’accoglienza che caporali e reclute mi riservarono. Mi accettarono subito nonostante le mie origini e le limitate conoscenze della lingua italiana.

Cresciuto a Bienne avevo già familiarità con la Svizzera francese, il che mi aiutò sicuramente nei contatti con i soldati, essendo abituato a convivere con culture diverse. Ma a creare un buon clima fu soprattutto il fatto che le reclute capirono subito quanto fossi orgoglioso della mia sezione ticinese e quanto mi piacesse farne parte.

Rimasi particolarmente colpito dalla coesione all’interno della truppa. Sebbene le mie 30 reclute e i quattro caporali provenissero da ambienti molto diversi – giovani semplici delle valli di montagna o futuri laureati e banchieri di città – durante la scuola reclute si dimostrarono tutti uniti aiutandosi a vicenda in modo esemplare.

Eravamo una minoranza e in quanto tale dovevamo affermarci nei confronti degli svizzeri tedeschi e dei romandi. Da questa necessità scaturì un eccezionale spirito di corpo. Superavamo quasi tutte le ispezioni a pieni voti. La capacità delle reclute ticinesi di dare il massimo quando serviva era unica.

Le reclute cantavano di continuo la canzone La Montanara e a volte ero io stesso a chiederglielo. Erano intonati e cantavano a voce alta. La Montanara testimoniava solidarietà e orgoglio delle proprie origini. Naturalmente non mancavano i momenti difficili: la marcia di 50 chilometri, per esempio, non era uno degli appuntamenti preferiti dai soldati. Ma alla fine li superavamo insieme.

Quali esperienze di quel periodo mi sono state utili per il mio successivo percorso professionale?

Vorrei sottolinearne in particolare tre.

Primo: non bisogna mai sfuggire a una responsabilità, anche se le circostanze si rivelano più difficili del previsto.

Secondo: è importante provare un interesse autentico nei confronti delle persone che ti vengono affidate. Solo questo permette di raggiungere obiettivi insieme.

Terzo: il capo deve fungere da esempio con il suo comportamento. È l’unico modo per creare credibilità e instaurare un clima di fiducia.

Il tempo trascorso con le reclute ticinesi durante il pagamento del grado di tenente mi ha regalato esperienze preziose, come quella di sviluppare sin da giovane una coscienza politica sul significato della diversità culturale in Svizzera.

Mi sono reso conto in particolare dell’importanza della fiducia reciproca tra persone provenienti da varie parti del Paese. Ho potuto inoltre vivere direttamente la complessità di un Cantone attraverso le sue peculiarità regionali e sociali. Tutto questo mi ha aiutato molto nel successivo lavoro alla Banca Nazionale.

Anche grazie alle esperienze positive nell’esercito mi è sempre piaciuto ritornare in Ticino per visitare aziende, tenere conferenze all’università o presso associazioni e discutere con le autorità. A volte mi è capitato di incontrare i miei ex camerati. Sono grato all’esercito, ma soprattutto alle mie reclute e ai miei caporali ticinesi di allora di avermi permesso di vivere momenti unici ai quali mai avrei voluto rinunciare

Prof. dr. Thomas Jordan, I ten DCA
Già presidente della Direzione generale della BNS

Articolo apparso sulla RMSI 1/2025

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